Ricordi di un inverno (or)mai passato.

Ricordi di un inverno (or)mai passato.

(la natura regna, anche se a fatica...)

Questo inverno, è stato un lungo inverno. Sicuramente il più solitario dei miei 57 inverni.

Il più cupo, per molti di noi. Il covid19 ha cambiato lo scorrere del tempo, ha modificato i nostri comportamenti, e a me, come a tanti, ammettiamolo, ha rubato e sta rubando ancora, un po' di vita.

Il primo lock down, fu una prova. A marzo 2020, si andava incontro alla primavera, le giornate si stavano allungando e la speranza era intrinseca nel canto degli uccelli, nel bel tempo, nella limpidezza del cielo…chi cantava al balcone, chi donava cibo ai più poveri…

Tutto sembrava facilmente superabile o comunque affrontabile. Poi di nuovo, l’incertezza, i colori ballerini, le regole infinite, le chiusure, le varianti, il vaccino si, il vaccino no…1 dose, 2 dosi forse, la cura, solo i vecchi, ma anche i giovani, solo i fragili, ma anche i sani …e la gente a casa e i figli a casa, la gente senza lavoro e senza soldi, gli aiuti infami, inutili, sconnessi e l’inevitabile imponderabilità del virus, perfettamente indenne, completamente immune, al nostro stato di cose.

L’uomo cede alla paura della morte, all’ineluttabilità del caso…per chi non crede, che sia una semplice mascherina, a darci la misera possibilità di non ammalarci…

Ma la natura, no…lei sa andare avanti, incolume dagli umani dilemmi, dai tedi irrisolti, dalle nostre sconfitte abissali.

Non ci siamo comportati bene, abbiamo tradito il nostro mondo e adesso arranchiamo, consapevoli e inani, consci del non ritorno, ma assolutamente sordi e ciechi, tesi solo a superare, anche per questa volta, in maniera superficiale il problema, seppur letale, di un’epidemia globale, che non è la prima, ma neppure l’ultima che travolgerà le nostre esistenze.

Ma la natura, no…lei sa approfittare dei nostri lock down, delle nostre chiusure, dei nostri sbarramenti.

Sa riprendersi i suoi spazi, liberata dalle nostre intrusioni, dalla nostra onnipresente prevaricazione, sul territorio, sulle terre, nei cieli, nei mari…

Nei boschi dilagano finalmente gli animali (per alcuni le bestie indesiderate), si ripopolano, nei prati, fra le erbe e gli anfratti, brulicano di nuovo, tutti, senza esclusione, animali e insetti, serpi e topi, voraci e insidiosi, pronti a non cedere… (senza combattere)

E così, fra gli sgraditi, ecco arriva lui, il re indiscusso delle macchie, l’implacabile cinghiale…

Grufa, sradica, affamato e insaziabile, prolifico e coriaceo essere, irriducibile, ingovernabile, incontenibile.

Altresì, i più aggraziati daini e caprioli, e pur se men visibili, volpi e tassi, similmente dannosi, ma pur sempre più graditi, scorrazzano a destra e manca, antagonisti di mucche, cavalli, pecore e qualsiasi altra specie ammaestrata dall’uomo.

Poca caccia quest’anno, (senza fare polemica…). Il fatto è che predatori naturali, queste bestiole non ce l’hanno. Il famigerato lupo, i branchi di cani snaturati e rinselvatichiti, non sono così famelici, da portar danno a queste specie… Quindi gli agricoltori, gli allevatori sbraitano, inermi, la loro iniquità.

Ma è bene ricordare che, non c’è giusta misura a questo mondo.

Scoperchiamo alla svelta, le nostre priorità …prima che il… tardi, arrivi.